Salta marei
Una volta i contadini che non avevano molti mezzi economici erano costretti, appunto per la mancanza di soldi, ad essere pure senza mezzi meccanici utili alla lavorazione della terra, e quando tagliavano il fieno, lo raccoglievano col rastrello e ne facevano i covoni, i “marei” qui in Veneto.
Il gioco che si faceva noi, con grande gioia dei poveri contadini, era il “saltamarei”, che diventava una specie di corsa ad ostacoli, dove molto spesso negli ostacoli ci si finiva dentro, rovinando il lavoro certosino del contadino, e lì inizia la nostra storia, perché saltando uno di quei marei accadde qualcosa di strano!
Provai il salto, ma questo covone era molto alto, devo dire, ed io non sono mai stato un grande atleta e, come previsto, ci rovinai addosso, ma cozzato addosso a qualcosa di inaspettato, venni a causa dello stesso impegno che ci misi nel salto, scalzato via, che mi ritrovai schiena a terra, senza capire perché!
Mi alzo, voglio capire cosa c’è, ma sono pure timoroso di capirlo, immagino sia lo scherzo di qualcuno, anche se l’avrei visto uscire da quel covone, mentre me ne allontano cadendo, ma il covone sempre lì e della stessa dimensione.
Ci giro attorno cercando qualcosa, e piano piano mi avvicino, vorrei toccarlo, ma mi assale la paura che ci sia qualche animale e che mi possa mangiare il braccio, cerco un bastone.
Indietreggiando tenendo il contatto visivo, lo trovo e mi avvicino. Col bastone punzecchio il covone, pur col timore di far del male a chi o a cosa c’è lì dentro, ma con mio grande stupore, sento di urtare contro qualcosa di duro, e che non reagisce; mi avvicino, sposto della paglia e con grande sorpresa, trovo una porta, una porta?
Una porta qui, in mezzo ad un campo di fieno?
Apro, ma di là della porta vedo solo il resto del campo e dei covoni, allora a che serve?
Che faccio, provo ad attraversare?
Attraverso la porta, mi ritrovo dentro una stanza e vedo una persona intenta a scrivere, faccio fatica a riconoscermi perché non sono più giovane, sono un uomo che ormai i marei non li può più saltare, ma poi mi riconosco, perché quell’uomo negli occhi ha ancora la luce che ho adesso, la luce e ci vedo ancora la fantasia che ho adesso, non mi voglio disturbare, e giro i tacchi, apro la porta e torno a saltare i marei felice.
Turbato da questa esperienza dici, e perché mai? Non capita tutti i giorni di trovare una porta del genere dici? Beh io l’ho trovata, anzi ti dico che l’ho pure tenuta, e ogni tanto la apro, quando mi viene voglia di andare a fare salta mareo.